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Biblioteca Civica Negroni

NomeDescrizione
ComuniNOVARA

Descrizione

La mattinata scivolò via tranquilla e nel pomeriggio ebbe un’idea cui non aveva pensato prima. In crisi d’identità – in fondo stava camminando in un luogo dove nessuno sapeva di lui – si domandò se almeno nella locale biblioteca vi potesse essere una prova della sua esistenza. In fondo era uno scrittore, alcuni suoi libri erano stati pubblicati anche in Italia. Forse nello schedario di quell’antica istituzione c’era almeno uno dei suoi romanzi. […] Sì, sarebbe andato a vedere se almeno questo restava di lui.
Passò la notte con un sogno ricorrente: gli sembrava di essere diventato uno di quei busti che campeggiano nelle sale di lettura. Personaggi illustri condannati alla polvere e, talvolta, costretti a sopportare, sul piedistallo, qualche bicchiere di plastica sporco di caffè, abbandonato da una mano impietosa. All’indomani arrivò di primo mattino e, oltrepassato il portone d’ingresso, si affrettò a salire lo scalone che conduceva al piano prestiti. La biblioteca si trovava in un vecchio palazzo e l’ultimo tratto della scalinata era stato prolungato con una struttura di metallo. I suoi passi, a quel punto, presero a risuonare sonoramente. Era come se, dopo gli scalini di pietra, si fosse avventurato in un percorso artificiale incuneato nel tempo. Un percorso che portava alla sommità del sapere, al luogo dove ogni elemento del passato, quello remoto e quello prossimo, si era guadagnato la sua brava casella. Ordinatamente.
La sala di lettura era quasi deserta. Un vecchio ricercatore con accanto un pila di volumi dell’Ottocento, due o tre casalinghe alle prese con l’ultimo best seller americano completamente sconosciuto in patria, un gruppetto di studenti intenti a ridacchiare molto educatamente davanti a un catalogo di fumetti d’autore… Tutt’intorno aleggiava un’aria di spossatezza e di indolenza. Intravide il mobile lungo dello schedario, simile a un animale preistorico adagiato sul pavimento. Pensò che, prima di tutto, avrebbe dovuto controllare sulla pagina elettronica in uno dei computer allineati su un bancone. Sembravano degli sciacalli metallici che puntavano l’animale preistorico in attesa di balzare su di lui per sbranarlo.
(Renzo Crivelli, Il fantasma del palazzo e altri racconti, Interlinea)
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