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Giardino delle Grotte di Ara

NomeDescrizione
IndirizzoGrignasco, frazione Ara
GRIGNASCO (NO)
Telefono(+39)0163.54680
EMailinfo@areeprotettevallesesia.it
Webhttps://www.areeprotettevallesesia.it/it-it/aree-protette/sedi/la-casa-delle-grotte-di-ara/
AperturaTutto l'anno
In un vecchio manoscritto, un cultore di storia locale così definiva le Grotte di Ara. “Tempio delle fate, grotta delle sirene, luogo prediletto dalle sibille”. Queste parole racchiudono un’antica tradizione che lascia supporre il ricordo di arcaiche pratiche magico-rituali, conservate nella memoria collettiva, testimoniate anche dalla pratica di raccogliere i “sass bianc”, ovvero le quarziti
dell’alveo del torrente Magiaiga, dove defluisce dalle grotte, per trarre da queste pietre energia e benessere. Le Grotte di Ara hanno sempre esercitato un fascino particolare ed un’attrattiva, non solo come meta di passeggiate ma anche come luogo salutifero dove d’estate si portavano i bambini gracili affinché si fortificassero.

Il torrente Magiaiga attraversa il Giardino delle Grotte che si estende in una conca costituita interamente da dolomie. Il tempo e l’erosione hanno alterato la morfologia della roccia carsica nel corso dei secoli e il torrente Magiaiga, con le sue spettacolari cascate, giorno dopo giorno ne modifica la struttura; anche l’uomo in passato ha contribuito ad alterarla, tuttavia, senza intaccare sostanzialmente la parte interna delle cavità, forse inconsciamente rispettando il ricordo ancestrale di arcane ritualità.

Queste grotte attirarono l’attenzione di studiosi che recuperarono, già alla fine dell’800 e nel secolo scorso, importanti testimonianze paleontologiche ed archeologiche. Nella breccia ossifera presso le grotte nel 1871 fu rinvenuta una mandibola, seppur incompleta, del Rhinoceros Mercki (Rinoceronte di Merk) riferibile all’interglaciale Riss-Wurm. Vi furono anche importanti ritrovamenti di fauna pleistocenica, sempre di rinoceronte e Ursus Spelaeus, nonché manufatti litici ”che si può supporre siano più antichi di quelli tipicamente musteriani delle grotte” (F. Strobino). Importante è il ritrovamento piuttosto recente di una lama di selce rosa attribuibile al paleolitico superiore (Aurignaziano tra 40.000 e
30.000 da oggi), proprio nella parte più suggestiva della grotta, nell’alveo del torrente Magiaiga che esce da un cunicolo della grotta formatosi per
erosione carsica.

Le tradizioni pervenute e i reperti rinvenuti, fanno supporre che questo luogo fosse anticamente sito di attività venatoria e scambio di materiali e merci.

La grotta, originariamente chiusa, come testimonia il grande arco rimasto, divenne con molta probabilità un luogo sacro con tutte le connotazioni di un santuario delle acque, ipotesi suggestiva e preludio a nuove ricerche. Probabilmente in epoca preromana e romana, in questo sito si svolgevano pratiche rituali legate all’elemento femminile e vitale per eccellenza: l’acqua. In
particolare nelle nostre zone e sul Monte Fenera il culto delle acque e delle rocce si diffuse principalmente nella media età del bronzo (circa 3.700-3.500 anni fa).

Per quanto riguarda l’idronimo Magiaiga, l’ipotesi più probabile è che derivi dall’antroponimo Maghios (trasform. dialetto locale -aiga e area novarese in -aco) e significherebbe “il torrente di Maghios”, di chiara derivazione celtica.

Fonte: Ente di Gestione delle Aree Protette della Valle Sesia
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