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Teatro Coccia 1

NomeDescrizione
ComuniNOVARA

Descrizione

La sera dell’Epifania alle prime note del Rigoletto eravamo in poltrona nella quinta fila, teatro straripante in ogni ordine di posti, con i palchi pieni di belle donne che mostravano le spalle in una sfarzosa eleganza che forse durava solo una serata, ma che faceva dimenticare per poche ore le tragedie che si consumavano sulle numerose frontiere ai quattro punti cardinali.
Io però ero capitato male: davanti a me una figurina esile ed elegante, di cui ancora non avevo visto la faccia, mi toglieva la visione di un buon quarto di palcoscenico e per di più si muoveva frequentemente bisbigliando con le amiche ai due lati, mentre dalla bionda pettinatura, che sicuramente aveva richiesto qualche ora di lavoro di un abile acconciatore, spuntava diritta una lunga penna di fagiano che lasciava appena intravedere un tentativo di cappellino di feltro.
Ancora a disagio, per il momento tacevo e serrando le palpebre ascoltavo la musica che ci pioveva addosso dalla cupola del teatro; ogni tanto mi spostavo a destra e a sinistra, dove la penna di fagiano mi dava spazio, finché quasi col torcicollo sussurrai al mio amico: «La testa passi, ma la coda del fagiano poteva ben lasciarla a casa!»
Credevo d’aver parlato piano, ma la bionda dalla testa in agitazione udì e si girò di scatto un attimo, solo un attimo, come per scusarsi. Era molto bella, collo slanciato, colorito d’alabastro, naso leggermente arcuato come si vede nei medaglioni dei cammei; le sorrisi, ma ella si voltò, tentando da quel momento di restare immobile il più possibile.
Intanto l’orchestra chiudeva in gran finale il primo atto tra gli applausi di tutto il teatro […]. La platea cominciava a sfollare, i palchi si vuotavano per l’intervallo, mentre anche noi uscivamo a sgranchirci le gambe nel foyer e al bar. Fu proprio qui che vidi improvvisamente davanti a me un mio vecchio amico, industriale risiero che molte volte mi ospitava a pranzo, il quale parlava e commentava il primo atto con la signorina dalla lunga penna di fagiano.
«Oh ecco! Anche i campagnoli stasera al Coccia!»
Era una presentazione canzonatoria, che però non mi turbava affatto, dato che d’essere un campagnolo mi ero sempre fatto un vanto.
«Ti presento la signorina Bianca!»
«La conosco già, o meglio conosco bene lapenna del suo cappellino».
(Dante Graziosi, Storie di brava gente, in Le storie della risaia, Interlinea)
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