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Barriera Albertina
Descrizione
In un giorno di mercato era un luogo pieno di traffici, di gente, di discorsi, di grida; c’era ressa di contadini e di venditori ambulanti con muli e asini e carretti carichi di merci che i soldati del presidio, una volta dentro, si divertivano a mettergli sottosopra nonostante il dazio fosse già stato pagato rovistandoci con tutt’e due le mani... Se il mal capitato non era svelto a allungare una moneta, o se la moneta veniva giudicata insufficiente, tutta la mercanzia finiva per terra, in mezzo al fango e agli escrementi dei muli. “Qué es esto?”, dicevano i soldati. Si passavano di mano in mano la moneta, fingendo di scandalizzarsi perché s’era cercato di corromperli…Oltre la Porta San Gaudenzio c’era la via carrabile la via “granda”, acciottolata e lastricata nel mezzo e le nostre donne proseguirono per quella, verso la piazza del Duomo. Sopra le loro teste, in mezzo ai tetti, le nuvole finalmente s’erano aperte e un solicello malato, un po’ velato, si rifletteva nei vetri dei
palazzi, accendeva i colori degli intonaci, il rosso vivo dei mattoni e dei fregi in terracotta, gli smalti delle Madonne e delle altre immagini devote nelle nicchie dei muri.
C’era molta gente per strada, e anche molta animazione… Di quella Novara dei primi anni del Seicento tre cose forse colpirebbero un visitatore d’oggi, se mai una simile visita potesse compiersi: l’affollamento, il rumore e gli escrementi…
Passarono sotto la Ministreria dei Poveri, più nota al volgo come “minestreria” perché, in tempi di calamità, vi si dava da mangiare ai senza cibo…
(Sebastiano Vassalli, La chimera, Rizzoli)
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