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Scurolo di Sant'Agapito

NomeDescrizione
ComuniMAGGIORA

Descrizione

Lo scurolo dedicato al patrono di Maggiora rappresenta una pietra miliare nella carriera professionale dell’architetto ed ingegnere Alessandro Antonelli perché fu il primo a cui mise mano e al cui inizio partecipò ancora studente. Il popolo di Maggiora aveva grande venerazione per il martire prenestino Agapito, per cui nel 1817 “benché oppresso dalla miseria” decise di costruire la sontuosa fabbrica dello scurolo per riporre in esso il Santo Corpo dell’Inclito Venerato Protettore. Dovendo collocare l’edificio in un’area prospiciente la navata ma a livello più elevato e non avendo ancora trovato una soluzione consona alle aspettative, nel 1819 La Consulta parrocchiale, presieduta dall’avvocato Antonio Antonelli, si rivolse al giovane Alessandro che rispose proponendo una scalea originale e gradevole. È lo stesso Alessandro a spiegare: Ho combinato la scala con il primo ramo che armonizza e si accorda con i gradini delle cappelle e porta al ripiano dal quale si dipartono a destra e a sinistra altri rami minori ricavati nel nucleo dei piloni della chiesa e pei quali si entra nello scurolo con bellissimo effetto prospettico. Nell’occasione che mi recai a Milano a riprendere gli studi, presentai i disegni dettagliati al Professor Amati che confessò che la soluzione da me data era la più conveniente. Soggiunse anche che, a me giovine, non conveniva affrontare così delicata operazione. I tempi di costruzione si dilatarono ma i maggioresi preferirono attendere che l’Antonelli si perfezionasse. Nel frattempo, lo stesso venne spesso consultato per collaborare con lo stuccatore Cattori e il quadratore Porta, che conoscevano le intenzioni dello Zanoja e le prime istruzioni per procedere.
Ufficialmente si occupò dello scurolo dal 1826 al 1838 eseguendo i progetti dello Zanoia ed integrandoli con tecniche sue. È ancora lo stesso a raccontare: Con la continua assistenza, tra gli screzii dei partiti, potei eseguire l’ardua opera e stabilire una comunicazione tra la sagrestia dello scurolo e quella della chiesa, mediante scala ampia e comoda che, discendendo nel sotto scurolo, trova ampio ripiano in cui collocai l’urna di pietra che racchiudeva le ossa del Martire. Sotto le sue direttive, con l’apporto della propria perizia costruttiva e della sensibilità all’estetica neoclassica, disegnò di sua mano la Cassa della Custodia ideata come tutte le decorazioni ed i rosoni che adornano le volte. L’Antonelli parla di divergenze e prese di posizione, che, tra opposti schieramenti, lo videro protagonista indiscusso nel bene e nel male per l’ardito piano di abbassamento viabile.
Anche l’edificazione dello scurolo subì rallentamenti e polemiche. Per mancanza di fondi, infatti, la Consulta parrocchiale nel 1835 subappaltò addirittura i movimenti di terra, i trasporti di sabbia e ghiaia dall’impresario Bardelli, che aveva l’appalto per la sistemazione della piazza; a svolgere i lavori intervennero i parrocchiani gratuitamente e nei giorni di festa. Nel 1838 il tempietto antonelliano veniva inaugurato alla presenza del cardinale Morozzo. Antonelli progettò in grande e tentò di modificare l’interno barocco della chiesa. Intervenne nell’esecuzione del battistero e trasformò in stile neoclassico le pareti e le volte di due cappelle, sempre sul lato destro dell’edificio sacro. Nell’archivio parrocchiale non vi è traccia di alcun documento scritto o grafico riguardante lo scurolo o la chiesa, né da parte di Antonelli né da parte della Consulta parrocchiale, come non sono presenti i libri mastri del periodo. Le memorie –riportate sopra- sono tratte da un volumetto a stampa scritto dal nipote Costanzo Benzi. Solo nel registro delle spese del 1841 compare il pagamento di 200 lire al professor Antonelli, presente a Maggiora il 20 agosto in onore del patrono ed al contempo dello scurolo. Si accede attraverso un’elegante combinazione di nere scale marmoree all’interno della parrocchiale, prima a ventaglio poi biforcate in due vie scavate nel muro perimetrale, sono segnalate da balaustre di candido marmo. Il tempio neoclassico ha la volta composta al centro da una cupola, sorretta da quattro colonne di marmo verde con capitelli corinzi e basi di marmo bianco senza plinto, e lateralmente da quattro semibotti, ornata a fiori stilizzati e rosoni agli angoli. La linearità delle pareti, marmorizzate a lucido in tinta rosata, è verticalmente interrotta da otto semicolonne e quattro contropilastri angolari e orizzontalmente da un fregio a festoni e grottesche. Sopra l’altare troneggia un’urna di legno dorato e intagliato con angeli cariatidi, contenente la figura del patrono Agapito e parte delle sue reliquie.

Testo: Fulvia Minazzoli
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