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Chiesa di San Clemente e casa parrocchiale
Descrizione
L’attuale chiesa parrocchiale di Bellinzago Novarese, dedicata a San Clemente, fu eretta nella prima metà dell’Ottocento su progetto dell’architetto Alessandro Antonelli, che venne chiamato per interessamento dell’allora prevosto, Don Serafino Bellini.I lavori presero avvio nel 1837 con una cerimonia durante la quale l’architetto pose la prima pietra. Lo scopo era quello di ampliare la preesistente chiesa cinquecentesca, ormai inadeguata alle esigenze della popolazione. Questa, che era stata consacrata da monsignor Bascapè nel 1595, sorgeva a sua volta su un edificio preesistente, documentato nelle Consignationes del 1347. Quello ottocentesco era dunque il terzo fabbricato. La navata centrale del 1595 non fu toccata; Antonelli costruì le navate laterali e una crociera sormontata dalla cupola. Non toccò neppure il campanile: mantenne quello del 1754, che era stato rialzato nel 1827. Anche la facciata non venne modificata e rimase quella barocca fino al 1931, quando venne restaurata dall’architetto Giovanni Lazanio, mentre era prevosto don Adolfo Cremona. Vi sono collocate nove statue alte due metri e mezzo: Santa Cristina; Sant’Adolfo; l’Ausiliatrice; San Grato; San Clemente; San Francesco d’Assisi; San Giovanni Bosco; San Pacifico; Santa Teresa del Bambin Gesù. Al centro della facciata si trova la vetrata del prof. Antonio Siletti di Torino, sempre del 1931, composta da tre pannelli, di cui uno centrale raffigurante l’Ostensorio e due laterali con Angeli in adorazione. La consacrazione avvenne il 17 novembre1844 alla presenza del Vescovo Gentile; la chiesa era stata addobbata con un arco trionfale con diverse iscrizioni commemorative all’ingresso, due “plaffoni” opposti ai lati del presbiterio e diversi banchi, per permettere alla gente di seguire la lunghissima funzione. La chiesa in realtà non aveva l’aspetto che l’architetto aveva immaginato poiché nel disegno si vede che doveva essere prolungata anteriormente con l’aggiunta di un portico esastilo e una tribuna superiore. Dove oggi ci sono gli altari laterali del Corpus Domini e dei Santini dovevano esserci due cappelle sormontate da cupolette. I lavori però non vennero eseguiti secondo progetto a causa delle difficoltà economiche della popolazione, che si era spesa al massimo per poter onorare l’impegno preso di costruire una nuova chiesa. Ai lati di questi due altari laterali vi sono le quattro statue degli Evangelisti, opera di Giuseppe Argenti su disegno dell’Antonelli (1858), che è ricordato in uno dei due busti di marmo sopraporta, sempre dell’Argenti; l’altro raffigura il prevosto Serafino Bellini.
Lo Scurolo dei Santini fu aggiunto nel 1891-1892 su progetto del figlio di Antonelli, Costanzo; vi sono conservati i corpi dei Santi Martiri Pacifico e Cristina e una tela raffigurante la Vergine che dona il rosario a San Domenico di Angelo Capisani. Le decorazioni dell’edificio sono opera del pittore milanese Rodolfo Gambini, che lavorò negli stessi anni. Alla chiesa sono anche annessi l’oratorio della Confraternita del SS. Sacramento (1844) e quello della Madonna del Rosario (1878). Gli altari laterali sono otto, con le seguenti dedicazioni: Corpus Domini, con la grande tela della Cena in Emmaus, opera del rimellese Michele Cusa; Maria SS Addolorata; San Giuseppe; Gesù Adolescente e Maria Bambina; Battistero; Immacolata; Gesù Crocifisso; Beata Vergine del Rosario. Le navate laterali furono completamente rinnovate nell’ornato e nelle pitture tra il giugno e il novembre del 1937 dal cavalier Mario Albertella, con i pittori Ugoni, Peverata, Zaffaroni, Pigozzi e con lo stuccatore Piffero. La tela del Capisani e quella del Cusa furono esposte a Torino prima di arrivare a Bellinzago e “ottennero lode dagli intelligenti. La Vergine del Capisani risplende di una tale freschezza e di tanto fuoco che al giovane pittore la fama acquistata dev’essere di eccitamento a più grandi opere. Nella cena del professor Cusa tutti ammiravano la finitezza del lavoro e la divota sorpresa dei due discepoli che riconoscono risorto nella benedizione del pane il Redentore”.
Ad Antonelli si deve anche la risistemazione della casa parrocchiale; la matrice antonelliana si riscontra soprattutto nella gestione dello spazio interno, luminoso ed ampio, e nella decorazione esterna, di gusto prettamente neoclassico.
Testo: Federica Mingozzi
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